Biografía
ITALO DI LORENZO è nato nel 1950 a Sicignano degli Alburni (Sa). Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Salerno, diplomandosi nel 1969. Attualmente è ordinario della cattedra di “Immagini visive e storia dell’arte” al Liceo Linguistico “Giotto Ulivi” di Borgo S. Lorenzo (Fi).
Exposiciones
Ha partecipato a concorsi ed ha tenuto mostre personali:
Punto Arte, Lovere (Bg);
Spazio Arte, Sarnico (Bg);
Galleria Il Faro, Agropoli (Sa);
Linee Contemporanee, Salerno;
Galleria Il Catalogo, Salerno;
Arte per Arte, Fiuggi (Fr);
Sala Consiliare Comune di Sicignano (Sa);
Comunità Montana Laureana, Salerno;
Spazio Ricerca Uno, Salerno;
Archètipo, Firenze;
Comunità Europea, Bruxelles;
Firenzeart Gallery, Montespertoli (Fi).
Recensiones
ITALO DI LORENZO, I TANTI VOLTI DELLA REALTA’
La Toscana, dove da qualche anno vive e lavora, non poteva non influenzare l’opera di Italo Di Lorenzo, pittore e scultore di grande versatilità e fantasia.
La bellezza solenne e delicata del paesaggio toscano continua ad ispirare le sue tele nello svolgersi silenzioso di un dialogo tra il suo mondo interiore e la natura, della quale l’artista dimostra di saper cogliere il respiro profondo, il mistero della sua perfezione. Le immagini risultano come raccolte, filtrate dalla memoria, che le analizza e le semplifica, disponendole poi secondo un ordine accuratamente studiato.
Protagonista è la campagna, che si distende a perdita d’occhio, con le sue dolci colline punteggiate dal cipresso, elemento tipico dell’iconografia toscana. Elegante, esile e forte, solitario o incolonnato in filari svetta nello spazio infinito, quasi tramite fra cielo e terra, i cui colori si compenetrano e sfumano nell’aria. Le note squillanti dei gialli, la morbida trasparenza dei verde acqua ricordano le origini dell’artista, il quale sa fondere le intense solarità mediterranee con la tradizione rinascimentale toscana. Il filo della memoria unisce passato e presente, indugiando su ricordi densi di commozione e di sentimento, come nelle case di pietra arroccate su di un promontorio a strapiombo sul mare.
La terra, il cielo e il mare sono immersi in un silenzio che alita di vita, in una dimensione in cui lo scorrere del tempo non ha peso. E l’essenza più intima della vita viene come trasfigurata nelle opere a metà strada tra figurativo e astrazione, dove le dissolvenze di colore deflagrano sulla tela alludendo a primordiali eventi cosmici. L’energia della materia cromatica si rivela in tutta la sua potenza nelle composizioni astratte, nelle quali il senso della natura prevale sempre accanto alla presenza umana, appena accennata, coperta di pennellate iridescenti che rimandano a Klimt, o disegnata con un tratto che ricorda i graffiti primitivi. Un vortice di sensazioni visive ed emozionali che ruota anche attorno ai collages realizzati con pezzi di giornali e di stoffa, con aggiunte di colore che ne accentuano la tensione.
Pur mantenendo un continuo riferimento alla natura e alla realtà umana, la poetica di Italo Di Lorenzo si snoda con pari efficacia ma con esiti diversi nella scultura, che annovera grandi sagome umane in legno composte da due tavole uguali inserite tra loro ad incastro, in modo da formare un angolo retto simulando uno spaccato del corpo umano. Al suo interno sono sistemati materiali di scarto della tecnologia, pezzi di computer, tubi metallici, chiavi, residui industriali e di tornitura, insieme a elementi del consumismo, come telefoni cellulari e orologi. Tutti oggetti che l’uomo ha inventato per propria utilità e che ora lo posseggono, condizionano la sua vita, dominano le sue azioni e i suoi sentimenti. Oggetti che l’uomo ormai si porta dentro come patrimonio genetico, che si sono sostituiti al suo cuore, al suo cervello e dei quali non può più fare a meno perché gli hanno rubato l’anima. In quella fredda solitudine resta immobile, attonito, con lo sguardo fisso, perduto nel vuoto. Un vuoto di valori che riempie con lattine di bibite, mentre colma i suoi spazi vitali - rappresentati dalla tela o da un supporto ligneo - con tappi o posate di plastica, prodotti della società industriale fondata sull’imperativo dell’usa e getta.
Il richiamo alla pop-art è forse un pretesto che nasconde un messaggio forte ed inequivocabile sulle problematiche del nostro tempo, tradotto in immagini di grande impatto, costruite con sapienza ed estro creativo. Questa pluralità di modi espressivi di rara ricchezza e fantasia è riconducibile ad una ricerca instancabile sulla nostra identità, su quanto ci circonda, su ciò che amiamo e su ciò che offendiamo, magari senza rendercene conto. La forma artistica è il risultato concreto del lavoro, della dedizione, della passione. E insieme, una lezione di verità.
GABRIELLA GENTILINI
dal catalogo della mostra presso Firenzeart Gallery, Montespertoli, aprile 2001.